Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

Protesta A Cesena

Un buon articolo che parla della sospensione del tifo da parte degli ultras cesenati e  come la loro assenza porti ad assistere alla partita come ad uno spettacolo teatrale…
GLI ULTRAS HANNO SCELTO LA LINEA DURA, RIFIUTANDO LA TESSERA DEL TIFOSO SIN DALL’ANNO SCORSO E INASPRENDO LA “BATTAGLIA” IN QUESTA STAGIONE

SI È SPENTO IL TIFO
Il Cesena e quella curva che non c’è più

Tra autosospensione delle Wsb e silenzio degli altri gruppi ora il Manuzzi è un teatro

CESENA. Ma dov’è finito il tifo a Cesena? Questa domanda se la stanno ponendo un po’ tutti i frequentatori del Manuzzi negli ultimi tempi, vale a dire da quando la curva Mare ha fatto un voto di silenzio nelle partite casalinghe, con la strana sensazione che il Cesena giochi sempre in trasferta. C’entra la tessera del tifoso, c’entra la protesta degli ultras, c’entra la serie A, ma sinceramente lo spettacolo andato in scena ultimamente non è stato dei migliori.
Curva spaccata. C’è un’istantanea molto chiara della situazione attuale. Cesena-Inter del 18 dicembre, secondo tempo: i nerazzurri passano in vantaggio con Ranocchia, e per i successivi venti minuti il Manuzzi è come un teatro. Uno splendido teatro, per carità, perché il settore distinti è una meraviglia senza barriere, ma pur sempre un teatro. Dove gli spettatori assistono in religioso silenzio alla partita. L’unico coro degno di menzione è quello che invita Pazzini a fare altro uso delle due dita che di solito punta agli occhi dopo i gol, ma insomma, è ben poco. Perché in quei momenti i bianconeri in campo avrebbero avuto bisogno del massimo supporto. Ma come si è arrivati a questa situazione? La risposta è molto semplice: il progetto della tessera del tifoso ha spaccato la curva Mare, da sempre il nucleo fondamentale del tifo del Manuzzi. Gli ultras, non solo le Wsb ma tutti i gruppi che popolano la curva, hanno scelto la linea dura, rifiutando il tesseramento sin dall’anno scorso. E quest’anno hanno irrigidito la loro posizione, annunciando (prima i Viking e poi le Wsb, che si sono autosospese) uno sciopero del tifo ad oltranza e anteponendo la fedeltà interna ai gruppi al sostegno alla squadra in campo. Scelta legittima, ma da quel momento la Mare ha perso la sua voce. Non c’è stato nessuno in grado di sostituire gli ultras a livello canoro (per non parlare delle coreografie): va detto che “prendere in mano” una curva e farla cantare non è impresa che s’improvvisa dall’oggi al domani.
Il fatto è che la componente ultras si sente tradita da quella vasta parte di tifo cesenate che non l’ha seguita nella battaglia contro la tessera del tifoso. I numeri sono impietosi: 12mila tessere sottoscritte l’anno scorso, aumentate di un paio di migliaia quest’anno. Per contro, il numero dei non tesserati si attesta sul migliaio (a questi supporter è stata concessa, anche quest’anno, la prelazione sul biglietto). La battaglia contro la tessera non è stata considerata degna di essere combattuta dalla grandissima parte del pubblico cesenate: vuoi per l’astinenza da grande calcio, vuoi per comodità. Anche qui: scelta legittima e rispettabile per tanti motivi. Ma l’effetto è stata una cesura nettissima tra le due anime del tifo bianconero, quella ultras e quella non ultras. Chi ne ha pagato il prezzo è stata la curva Mare. E con essa tutto il Cesena.Vicolo cieco. Pare, insomma, di essersi infilati in un cul de sac. Allo stato attuale delle cose non si vede come gli ultras possano spostarsi dalla propria posizione. Va notato tuttavia che molte altre curve hanno fatto scelte diverse: c’è chi si è tesserato in massa (Inter, Milan), chi si è tesserato per portare avanti la lotta al progetto Maroni dall’interno (Hellas Verona), chi ha scelto la linea dura, come le Wsb. D’altra parte, in questo momento non si vede un’altra componente della tifoseria bianconera pronta a prendere le redini canore del Manuzzi. Almeno, non nel breve periodo. Diviso tra chi non vuole e chi non riesce, il tifo a Cesena sembra davvero infilato in una brutta strada.

Francesco Gualdi @corrieredellaromagna.it

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