Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

portus naonis

A Molmenti Mi Cagavo Addosso

A Molmenti mi cagavo addosso

A Molmenti mi cagavo addosso

August 2, 2012 · by Hilding · in

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Pordenone fino a ieri era un insignificante paese del nord est, noto solo per il Great Complotto, la “Crazy Etilic Band”, I “tre allegri ragazzi morti”, i “Prozac+”, “Pordenone Legge”, Pasolini, Mauro Corona, il film con Bisio “Benvenuti al nord”, il film di Woody Allen “To Rome with love” e la sexy barista Micole. Ma da oggi tutto il mondo conosce la piacevole cittadina piena di bar all’aperto, pub al chiuso e ristoranti dove puoi mangiare sia dentro che fuori. Questo splendido capoluogo è da sempre impegnato in numerose attività di matrice culturale. Altro che quei bifolchi di Udine che si ubriacano al Friuli DOC mentre, negli stessi giorni, i Pordenonesi affrontano interminabili code per ascoltare scrittori del calibro di Aldo Busi, al festival della letteratura. Ma allora sarà stata la cultura a portare Pordenone sulla vetta del mondo? Forse Villalta ha scritto un buon libro? Magari i PAPU hanno azzeccato una battuta? No, no.

La popolarità pordenonese arriva dallo sport. Cioè sport, diciamo dal kayak. Che comunque è meglio del ciclismo. L’oro olimpico è Daniele Molmenti, un eroe dal cognome ideale ad essere immortalato nei titoli della Gazza.

Per festeggiare l’avvenimento ci siamo recati proprio a Pordenone per intervistare gli autoctoni e carpire le loro opinioni a caldo. Passeggiando per il centro storico abbiamo fermato a caso dei passanti, mostrato loro il video della vittoria e posto alcune domande.

Vediamo quanto emerge.

(visione video)

Intervistato1 (un vecchietto avvinazzato): ‘co Dio ga vint quel de Pordenon!

Olteruomo: ha visto. Cosa pensa di questo trionfo?

Intervistato1: Va in figa a to mare, mi son de Udin.

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Oltreuomo: Ciao, cosa pensi della vittoria di Daniele Molmenti?

Intervistato2 (un giovane insignificante): io mi masturbo con costanza da almeno 10 anni ma delle braccia come quelle non le avrò mai.

Oltreuomo: mmm, certo. Vuoi dirmi cosa provi nel vedere un tuo concittadino sulla vetta del mondo?

Intervistato2: quante seghe si sarà tirato per diventare così?

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Oltreuomo: Ciao, ci vuoi dire qualcosa sulla vittoria di Molmenti nel kayak?

Intervistato3 (una ragazza tirata): Oddio! Daniele! Aaaaaaaaaaaaaaa! Eravamo in classe assiemeeeeeeeeeeeee! Aaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Oltreuomo: Se puoi calmati e raccontaci di com’era Daniele alle superiori?

Intervistato3: Boh, non ricordo. Sai a quell’età uscivo con un idraulico di trentacinque anni. I miei coetanei non è che gli guardassi molto. Però, Daniele, se adesso vuoi che usciamo sono liberaaaaaaaa!

Oltreuomo: questa è un’intervista scritta, non sei in TV, lui non può sentirti.

Intervistato3: ah (volta la faccia delusa quasi a cercare un persona tra la gente). Io devo andare.

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Oltreuomo: Mi scusi, cosa pensa della vittoria di Daniele Molmenti?

Intervistato4 (signore di mezza età seduto su una panchina e immerso nella lettura): Non lo vede che sto leggendo.

Oltreuomo: Si certo, mi scusi. Cosa legge?

Intervistato4: (sbuffando) un libro di Poesie di Gian Mario Villalta.

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Oltreuomo: Salve, lavoro per l’oltreuomo blog e volevo chiederle cosa pensa della vittoria di Daniele Molmenti?

Intervistato5 (se sei di Pordenone, potresti essere tu): lo sport ha smesso da anni di essere sport. La colpa è dei giornali e delle televisioni. Hanno costruito una linea di servizi la cui unica logica è perpetuare pedissequamente la ricerca della vendita o dello share. Succubi di questa tensione hanno dovuto omologare ogni tipo di notizia alle formule dell’avanspettacolo. Ormai ogni informazione è stata snaturata nella sua essenza e resa alla massa secondo i codici del gossip più becero. Persino lo sport, che nasce come forma di intrattenimento popolare, viene messo in ombra dal puttaneggiare scialbo di quel o di quell’altra atleta. Chi si oppone a questa realtà viene emarginato dai media. Tuttavia persino i mezzi di informazione più compromessi, alle volte, devono arrendersi. E lo sai quando?

Oltreuomo: quando?

Intervistato5: quando quello che accade non può essere riscritto secondo le loro voglie. Quando l’evento puro colpisce i sentimenti della gente più di quanto possano fare i loro montaggi ignoranti e ruffiani. Vuoi sapere cosa penso della vittoria di Daniele. Penso che Daniele abbia vinto e che chi ha esultato sia già entusiasta così. Senza sapere cosa ne penso io.

Oltreuomo:…

Intervistato5: tornate a parlare di figa senza mischiare.

Si chiude qui. Ma per buttarla in vacca ecco a voi una battuta dei PAPU:

Sante: Poliziotti in piazza contro i tagli voluti dal governo.
Nani: Chissà quanti erano secondo la questura?

@oltreuomo.com


Ordine Dei Giornalisti vs Web Tv

L’ordine dei giornalisti si scaglia contro una piattaforma online che non è registrata e fa informazione proprio come un blog riportando fatti e le notizie…invidia o censura???

Ordine dei giornalisti denuncia una web tv
L’accusa: “Abuso della professione”

L’esposto alla Procura di Pordenone nei confronti di una piattaforma online, che non è testata registrata, in cui gli utenti possono caricare video che riguardano anche fatti di politica e cronaca. Iacopino: “Chi dà notizie è un canale informativo. E come tale svolge attività giornalistica”

Nell’era degli smartphone e dei social network, i cittadini possono utilizzare la tecnologia per fare informazione e documentare fatti e notizie. Con una foto o un video amatoriale direttamente postati online, anche senza un tesserino dell’albo professionale. Eppure chi lo fa potrebbe rischiare una denuncia da parte dell’ordine dei giornalisti per esercizio abusivo della professione e, quindi, fino a sei mesi di carcere.

Il caso nasce a seguito di un esposto dell’ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia che ha denunciato una web tv di Pordenone. Si chiama PnBox, non è una testata registrata e mette a disposizione una piattaforma in cui gli utenti possono caricare video autoprodotti che vengono trasmessi gratuitamente, e che includono anche notizie di cronaca e politica, oltre ad appuntamenti di musica, arte e cultura in città.

L’accusa più grave per cui è imputato l’amministratore delegato Francesco Vanin, è quella di avere diffuso “gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo”. In pratica, quello che centinaia di blog e cittadini fanno abitualmente quando postano video e foto sui social network. Inoltre, in quanto responsabile delle trasmissioni sulla webtv, secondo l’ordine avrebbe svolto “attività giornalistica non occasionale diffondendo gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità politica e spettacolo relativi soprattutto alla provincia di Pordenone”. Vanin, però, non ha mai svolto attività giornalistica. Ha solo messo a disposizione una piattaforma. L’odg pare quindi sostenere che soltanto chi è munito di tesserino può fare informazione e diffondere notizie. Nonostante la sentenza 1907/10 della Cassazione, secondo cui le pubblicazioni online di una testata non registrata non sono soggette alla legge sulla stampa.

“Mi aspettavo la denuncia – spiega Vanin – come tutte le corporazioni, anche l’Ordine dei giornalisti cerca di mantenere le sue rendite di posizione. Già il fatto che esista ancora è un’anomalia tutta italiana, nonché un retaggio dell’era fascista”. Ma quel che secondo l’amministratore della webTv è più grave è che “in base ai capi di accusa che mi sono stati imputati, anche chi scrive su Facebook può essere denunciato”. In pratica, “se mio figlio posta un video su YouTube rischia sei mesi di carcere”. E aggiunge che la registrazione come testata non è obbligatoria per chi “rinuncia alle provvidenze statali”. Una scelta, quella di non ricevere contributi pubblici, ” per continuare a essere liberi e indipendenti”.

Per Enzo Iacopino, presidente dell’odg nazionale, “essere testata giornalistica è soltanto un adempimento formale. Non conosco la questione specifica – puntualizza –  ma se una piattaforma web trasmette notizie di politica e attualità con regolarità, allora si configura come canale informativo. Del resto che cosa fanno i giornalisti?”. Posizione peraltro condivisa da Pietro Villotta, presidente dell’ordine del Friuli che ha presentato l’esposto alla procura di Pordenone. “Non abbiamo nulla di personale contro Vanin e la sua tv – osserva – ma riteniamo che qualsiasi sito che si presenti ‘nella sostanza’ come informazione giornalistica debba rispettare la legge sulla stampa”. Una ‘sostanza’, però, senza confini e criteri chiari di definizione. “Esiste una zona grigia tra l’articolo 21 della Costituzione e la legge sulla stampa, dentro la quale rientrano blog e piattaforme online. Anche chi pubblica i video su YouTube fa divulgazione”. E se lo fa regolarmente, secondo l’ordine, è passibile di segnalazione, anche se tratta di “questioni aperte su cui deciderà il legislatore”. Per Villotta “tutto dipende dalla periodicità. Il nostro esposto è a tutela della categoria e dell’ordine. Se viene a meno la garanzia della legge sulla stampa siamo nella giungla”. Il citizen journalism è la ‘concorrenza sleale’ da condannare? “No. Ma se le piattaforme online, dalle web tv ai blog, fanno informazione continuativa, allora noi tuteliamo la categoria”.

Eleonora Bianchini @ilfattoquotidiano.it

Festa Capodanno

Fanno festa, poi s’incastrano con l’auto

Mobilitazione di soccorsi in vicolo delle Mura. Il conducente romeno rintracciato dalla polizia municipale e multato

PORDENONE. La prima telefonata al comando di polizia municipale l’ha fatta un passante: in vicolo delle Mura – strada pedonale che collega il Bronx a corso Vittorio Emanuele – c’era una macchina incastrata tra le mura, senza persone a bordo. Erano da poco passate le 7.

Sul posto è giunta una pattuglia della Municipale che ha constatato e confermato quanto segnalato. A quel punto è cominciata una piccola odissea per rimuovere il mezzo e risalire al conducente, rintracciato ieri pomeriggio e portato al comando per dare spiegazioni.

Secondo una prima ricostruzione, l’auto, una Lancia K station wagon (assicurata fino al 31 marzo prossimo), di prima mattina avrebbe imboccato via Marsure all’incrocio tra via Gorizia, Pola e Cappuccini, percorrendo incredibilmente una serie di strade pedonali: il sottoportico del Bronx in piazzetta del Portello, quindi il ponte sulla roggia retrostante Contrada Maggiore, finendo in vicolo delle Mura dove, a un certo punto, la strada è così stretta che impedisce il transito delle auto.

Proprio lì, tra due mura, la Lancia K si è incastrata. A quel punto, è ancora la ricostruzione della polizia municipale che si è avvalsa anche del sistema di videosorveglianza, con un cacciavite gli occupanti hanno rotto un vetro e sono usciti dal finestrino, lasciando il mezzo sul posto. La polizia municipale ha chiamato i vigili del fuoco: i loro mezzi non riuscivano a raggiungere il vicolo, troppo stretto. E’ stato chiamato quindi un carro attrezzi che, ponendo delle pedane sotto l’auto e usando un argano a distanza, ha trascinato il mezzo nella carreggiata.

Dentro l’abitacolo, una sorta di suk: cd, dvd, un consistente numero di profumi, amplificatori, album di foto, uno zainetto, coperte, hard disk. Dalla targa la polizia municipale e le volanti della questura sono risalite al proprietario: si tratta di un romeno di 36 anni residente a Cordovado. Una volta rintracciato è stato invitato a presentarsi al comando di polizia municipale: ha raccontato di avere festeggiato fino all’alba e di essere finito nel vicolo senza sapere come uscirne. In auto era con un connazionale della stessa età, residente a Pordenone. Non è escluso che l’auto sia stata abbandonata per evitare le conseguenze di un alcoltest.

Al conducente sarà formalizzata una serie di contestazioni, ma solo di natura amministrativa e di violazione al Codice della strada.

@messaggeroveneto


Nessuno ci aveva avvisato…


Il sexy car wash ha sedotto al primo lavaggio purliliesi e pordenonesi. Lo speciale servizio, sperimentato per la prima volta in provincia di Pordenone, ha debuttato con un pieno di clienti al distributore di carburanti Gasoline Rock Café 69 che si trova a Porcia sulla Pontebbana, di fronte all’ingresso della Zanussi.

Oltre una ventina gli automobilisti che non hanno voluto perdersi la nuova frontiera dell’autolavaggio: 20’ in cui due avvenenti fanciulle italiane d’età compresa tra i 19 e i 21 anni, “vestite” con un pantaloncino corto e una maglietta rigorosamente bianca (e poco coprente), hanno pulito con grande cura e “passione” i veicoli. Tirati a lucido mezzi di ogni tipo. Oltre alle normali vetture, c’è chi ha fatto dare una sexy lustratina al pick up, chi a un trattore John Deere e chi all’Harley Davidson. Il servizio, a tutela della privacy dei clienti e per evitare di urtare la sensibilità dei passanti, si è svolto oscurato da un telone, con le “spazzoline” sotto il controllo dello staff del distributore, per evitare anche sorprese da testosterone a mille.

Nel vicino parcheggio tutto il giorno è stata festa grande, con musica dal vivo, dj set, spaghettata e porchettata. In particolare per mogli e fidanzate di chi ha voluto sperimentare lo speciale lavaggio. «Ma nessuna donna, almeno per il momento, ci ha mosso critiche», ha assicurato Martina Fabris, che gestisce il bar del Gasoline. Il titolare è invece Gabriele Savian. Nello staff che lavora al distributore ci sono anche Vania De Zan e Isabella Petzold.

«Siamo molto contenti di questa prima giornata – commenta Fabris -: non ci siamo praticamente mai fermati. A un certo punto c’era la coda, ma non sulla Statale chiaramente. Vedendo anche le poche prenotazioni ci aspettavamo una decina di clienti, non di più. Ripeteremo l’iniziativa due volte a luglio, il 2 e il 30, nonché il 17 settembre». I commenti di chi ha provato il lavaggio? Entusiastici: «Non vedo l’ora che arrivi il 2 luglio», ha detto ancora “provato” un ragazzo. «I migliori 15 euro spesi nella mia vita», ha azzardato un altro. Contenti tutti, quindi: responsabili del Gasoline, clienti e ragazze impegnate nel servizio. Un po’ meno i gestori dei lavaggi della zona, spiazzati dalla trovata pubblicitaria di quello di Porcia, che potrebbe aver lanciato una nuova moda.


Tra Londra e Seattle….Pordenone

È l’insospettabile capitale dei gruppi post punk. Che vorrebbero spaccare il mondo, ma non si allontanano da casa. E sparano decibel tra orti e filari di vitiBisognerebbe fotografare il peso delle nuvole, il silenzio del sole rigato dai rami dopo l’inverno, il suono di un fiore che spunta nella ghiaia, per dire quale sia l’humus che ha fatto di Pordenone e del suo entroterra una piccola Seattle italiana, capitale della musica underground. Bisognerebbe dare parole al nodo alla gola che prende quando te ne vai, ma anche quando non te ne vai, per spiegare la voglia di rovesciare il mondo che tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 prese il nome di Great Complotto, puntando alla conquista dell’universo a ritmo punk, e che ancora oggi spinge a correre a passo di rock verso il futuro. «Quelli del Complotto erano i Supereroi» spiega Davide Toffolo, allora leader dei Gigolò look, poi dei Futuritmi e dal ’94 voce, parole e chitarra dei Tre allegri ragazzi morti, formazione tra le più amate in Italia. Davide aveva 15 anni quando andava al Tequila, una casa occupata in centro a Pordenone, frequentata da band agguerrite, di cui oggi restano due compilation e una pagina della musica italiana scritta per sempre.

Ma voglio che siano i dettagli la bussola di questo viaggio. Iniziare dalla casa in campagna dove Davide vive con Enrico Molteni, il bassista della band, e Luca Masseroni, il batterista. Dai filari ancora spogli della vite. Un orto, le gatte rosse e bianche che ciondolano in cortile e i decibel sparati nell’orizzonte vuoto. «Essere punk significava ribellarsi a un destino» ricorda Toffolo. E poi? «E poi si cresce, spesso attraverso un trauma, e allora o si invecchia o si diventa un allegro ragazzo morto». Il che per lui, musicalmente, ha significato un rock italiano con impegno e poesia. E perché restare qui? È la domanda che viene spontanea dopo sei album e 500 pagine a fumetti – l’altra arte di Davide – che hanno portato il successo: «Il futuro è riscoprire il primitivismo che era la nostra natura» mi congeda il cantante citando l’ultimo disco, Primitivi del futuro, e indossando la famosa mascherina del gruppo con il disegno del teschio. Maschere da nuovi Supereroi.

Ma riprendiamo il cammino dalla suggestione dei magredi, terra “magra” tra montagne e pianura che in questa stagione esplode in colori di fiori rari, secondo la leggenda arrivati con gli zoccoli del cavallo di attila. È qui, a San foca, in una tipica casa di sasso, che troviamo Gian Maria Accusani, leader dei Prozac+, gruppo post punk diventato cult. Anche lui era uno dei “bambini” del Complotto, preso da ammirazione per i fondatori Ado Scaini, leader dei Tampax, e Miss Xox degli HitlerSS. «Negli anni ’80 Pordenone aveva il primato italiano del consumo di eroina. Il Complotto mi ha salvato la vita» ricorda. Ma come, i punk? «Eravamo controcorrente ma non si toccava droga». E poi mi fa ridere quando racconta che a Londra era una delle creste più alte della City: «Ho fatto lo squat, ho girato l’Europa, ho avuto un figlio a 18 anni… E sono tornato qui». Dov’è la logica? «La normalità mi mancava». Oggi Gian Maria ha una nuova formazione, i Sick Tamburo, con Elisabetta Imelio. Le major italiane li corteggiano, ma i due pubblicano con La Tempesta, l’etichetta indipendente dei Tre allegri, simbolo in Italia di musica libera. E anche questo è un gesto punk. Do it yourself, dicevano infatti i punk; “fasin di besoi” – facciamo da soli – dicono in friuli. E questa corrente del fare si traduce anche in una fitta rete di servizi per la produzione musicale.

Spingiamo allora il viaggio verso le montagne, fino a Frisanco. In mezzo al bosco e sullo sfondo di un concerto d’acqua, Enrico Berto, 30 anni, in proprio cantautore, guida lo studio di registrazione Mushroom: strumenti tecnici come ad Abbey Road, lo studio dei Beatles. Tranquillità, niente Internet. «Al posto dei social network qui lo status si aggiorna davanti a un bicchiere» sorride. Cristian Bugo e persino Bobby Solo frequentano questo paradiso. Anche i Tre allegri ragazzi morti hanno registrato qui parte del nuovo disco, e il resto a San Martino di Campagna, nello studio Alambic Conspiracy, sul greto del Cellina, dove Paolo Baldini, bassista degli Africa Unite, lunghi dreadlocks e amore per la natura, non ci ha messo molto a vedere una spiaggia tropicale e a dare il via a sonorità reggae. Ancora provincia e fantasia come negli ’80.

Me la ricordo anch’io allora la Pordenone divisa in movimenti giovanili, quando a casa chiedevamo chiodo e scarpe Dr. Martens al posto delle Timberland e del Moncler. C’erano i punk e i dark che si trovavano al molo, i mods con lo scooter alla sala giochi Perseo, i rockabilly davanti al cinema verdi e sparuti paninari in piazza Cavour. E se un tempo noi saccheggiavamo Carnaby Street, ora è Londra a sorprendersi che qui i mods – i modernisti ispirati allo stile british anni ’60 – festeggino oggi i loro 25 anni con basettoni, parka, frangette e giacche sciancrate, e suonino ancora all’Era musica soul. Chi ama il punk va invece al Deposito Giordani, ex parcheggio degli autobus diventato spazio per concerti di musica underground. Oggi si sta preparando una serata. Ci sono anche Ado Scaini e Miss Xox. Qualche capello bianco in più, un po’ meno arrabbiati, ma pronti a rilanciare: «Eravamo la periferia e volevamo diventare i primi» spiega Ado. Poi c’è stato un concerto con gli strumenti di cartone sotto il ponte di Aklam a Portobello road – quelli veri erano stati sequestrati alla frontiera – e quindi il ritorno: «Perché Pordenone può diventare Londra, ma non viceversa». Arrivano intanto i gruppi più giovani, i nomi di battaglia sono Slang For Drunk e Muy Temible, vent’anni o giù di lì. Dr. Martens ai piedi, capelli scolpiti: «Suoniamo punk per cantarle chiare» dichiarano daccapo. Piani per il futuro? «Andarcene a Londra». Si ricomincia. E il sole cade dentro le nuvole, dietro le montagne. • I mods dell’Era Il gruppo di amici che si ispirano allo stile british anni ’60 si ritrovano nel locale Era e festeggiano i loro 25 anni con parka e basettoni. Enrico Berto Giovane cantautore, ha aperto a Frisanco il Mushroom Studio, dove anche Bobby Solo è venuto a registrare un disco.

di Giulia Calligaro@corriere.it


Voghera vs Pordenone

La nostra trasferta di coppa inizia in un centro commerciale pordenonese, punto di ritrovo dove rifornirci delle provviste necessarie per sopravvivere al lungo viaggio: pizze al trancio straunte, sacchetti di patatine, panini e le  casse di birra. Riposti i carrelli prendiamo posto sul nostro Ducato a noleggio e ci dirigiamo verso la prima tappa: Portogruaro. Lì carichiamo un ragazzo a cui era stata negata la mattinata di ferie.

SOPRAVVISSUTTI – Il vero viaggio inizia solo ora, sono già le 13: 15 e la strada è molto lunga. Siamo costretti a bandire le soste in autogrill. Un paio di settimane fa ci immaginevamo una trasferta con ben altri numeri; il disastro dei ramarri nella gara d’andata ha lasciato solo otto sopravvissuti, così ciecamente innamorati del neroverde da prendersi ferie per sobbarcarsi 800 km con ben poche speranze di vedere la finale. Non se ne parla di rinunciare ad esporre i nostri colori in Lombardia, e questa convinzione ci fa partire comunque carichi.

LO SPRITZ DI VOGHERA – Superati i colli veneti, il panorama si fa piatto e ripetitivo, per vincere il tedio lanciamo in canti goliardici, anche perchè il nostro furgone a buon mercato manca di autoradio. Raggiungiamo la provincia di Pavia verso le 16:15, giusto in tempo per concederci un rapido giro del centro di Voghera (inneggiando al Pordenone). La scelta del locale che accoglierà la nostra ultima sosta si rivela un errore fatale: si tratta di una sorta di lounge bar con velleità artistiche, la cui unica cliente è una bella ragazza intenta a studiare latino sorteggiando un cocktail dai colori sgargianti. Stranamente nessuno di noi decide di importunare la giovane autoctona, preferendo la compagnia del bancone, dove una coppia di barman molto fashon ci assicura di avere il migliore spritz di Voghera. Quelli che gli han creduto rimpiangono ancora i sei euro donati per un bibitone stracolmo di ghiaccio.

PEGGIO DEL “BOTTECCHIA” – E’ ora di raggiungere lo stadio “Parisi”, dedicato al grande pugile scomparso in un incidente stradale. Alla partita manca ormai una ventina di minuti e, sorpresa, ci troviamo il settore ospiti chiuso. Quando ormai stiamo per perdere la speranza di vedere il calcio d’inizio, un dirigente locale ci apre il portone,dopo un’intollerabile attesa a guardarlo maneggiare con un migliaio di chiavi. Eccoci finalmente dentro, accompagnati da alcuni carabinieri piuttosto gentili. Lo stadio è curiosamente vuoto, quasi peggio del “Bottecchia” all’andata. Salva l’atmosfera la curva di casa, dove un centinaio di ultras non manca di farsi sentire. Ci proviamo anche noi, confidando in qualche fortunato gioco di echi che risalti le nostre urla disperate.

FINE DEL SOGNO – In campo i ragazzi ce la mettono tutta, ma il Voghera sembra disposto meglio dell’andata, e solo un tiro da fuori di Sessolo impensierisce il portiere locale. I padroni di casa trovano  verso la fine del tempo il quarto eurogol in due partite, con un tiro da fuori imparabile. Ogni speranza è soffocata, e la curva rossonera esplode iniziando anche numerosi cori contro i rivali pavesi. Da parte nostra non dimentichiamo uno sfottò agli amici di Sacile, invitandoli a guardarci in tv. La gara scorre via e i neroverdi cercano almeno il gol del pareggio, mettendoci un impegno che non possiamo che apprezzare. Senza sosta continuiamo a sgolarci fino al rigore in nostro favore verso fine gara. Tira Sessolo, il portiere respinge ma, per fortuna, il nostro attaccante ribadisce in rete. Ci mancava solo la beffa del rigore parato. In pieno recupero avremmo anche potuto vincere, ma alla fine sono i padroni di casa ad esultare.

SOTTO LA CURVA – I nostri giocatori dimostrano di aver apprezzato i nostri sforzi per seguirli ed incitarli nonostante il rovescio dell’andata, e vengono tutti ad applaudirci sotto il settore. Sorprendente e gradito anche l’applauso convinto rivolto verso di noi dagli ultras vogheresi, che intonano poi un “ultras liberi” a cui repplichiamo applaudendo a nostra volta. E’ ora di rimetterci in marcia. L’appuntamento con la storia e rimandato ancora, chissà a quando. Ci lasciamo Voghera alle spalle e torniamo a pensare al lavoro, ai problemi di tutti i giorni ma, soprattutto, alla prossima domenica!

Gli otto tifosi neroverdi in trasferta a Voghera


Vendetta

Quanti hanno sognato buttati fuori da una discoteca di avere la propria vendetta???ecco che qualcuno e’ passato alle vie di fatto…

Pordenone. Litiga in discoteca
e incendia il locale per vendetta

PORDENONE (9 marzo) – Per vendicarsi, decide di dar fuoco alla discoteca, all’interno della quale sabato scorso sarebbe stato coinvolto in un alterco. È accaduto oggi a Montereale Valcellina (Pordenone), protagonista un giovane di 28 anni della zona.
Secondo una prima ricostruzione dei Carabinieri, stamani il giovane si sarebbe presentato nel locale da ballo e, dopo aver infranto una vetrata, avrebbe acceso un fornelletto a gas nel tentativo di appiccare il fuoco. Le fiamme hanno cominciato ad alzarsi, ma l’intervento tempestivo dei Vigili del fuoco, avvertiti da alcuni passanti, ha evitato che il rogo si propagasse dall’ingresso alle sale da ballo vere e proprie. Il ragazzo ha cercato di darsi alla fuga, ma è stato rintracciato alcuni minuti più tardi da una pattuglia dei Carabinieri, che l’hanno portato nella loro caserma di Montereale Valcellina per essere interrogato.