Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

Archivio per 29 ottobre 2010

Bunga bunga


La deriva del calcio moderno

C’era una volta uno sport chiamato calcio capace di far innamorare milioni di bambini grazie alla sua semplicità, ai suoi colori ed alla sua spontaneità impossibile da ritrovare in qualsiasi altra disciplina. Generazioni di ragazzi italiani sono cresciuti a pane e pallone frequentando i nostri stadi e vivendo per le proprie squadre 7 giorni su 7 ingengnandosi magari per allestire questa piuttosto che quell’altra coreografia per primeggiare nei confronti dei tifosi dirimpettai ed intimorire i calciatori avversari, perchè in fondo il calcio, almeno da noi, era propedeutico al pubblico e senza di esso assistiamo oggi ad uno spettacolo monco.
“Anno 2010: i funerali del tifoso” potrebbe essere il titolo del prossimo film horror di Dario Argento. Un declino lento ma inesorabile quello del nostro sport nazionale cominciato molti più anni fa di quanto si pensi. Nessuno in fondo poteva pensare che dal 29 Agosto del 1993 la televisione avrebbe preso piano piano il sopravvento sui tifosi e sulle istituzioni calcistiche comandandone con il passare degli anni programmazioni di campionati, orari e date. Quella data corrisponde alla prima partita trasmessa in pay tv nel nostro paese: Lazio-Foggia.
Viviamo ora quindi situazioni grottesche, con calendari compleatamente scombussolati nei quali non si capisce più quando la tua squadra giocherà e neanche se giocherà. Ma tant’è, ormai sono costoro a governare e dei tifosi, un tempo miniera d’oro per Lega e presidenti, importa ben poco a tutti, anzi, si cerca in ogni modo di allontanarli dagli stadi invitandoli a godersi lo spettacolo direttamente da casa, come al teatro. Qualche “addetto ai lavori” ha provato a far sentire il proprio disappunto per il nuovo spezzativo in vigore dalla stagione corrente facendo notare come sia logisticamente impossibile imporre un modello inglese di campionato con partite persino alle 12,30 ma ovviamente queste poche voci fuori dal coro sono rimaste fini a se’ stesso, molto probabilmente persino osteggiate dal grande circo del calcio italiano troppo preso a far quadrare bilanci sempre in rosso che stanno portando con il passare del tempo alla scomparsa e (nel migliore dei casi) al fallimento con ripartenza dalle serie inferiori di tantissime storiche compagini (qualcuno di voi si è chiesto ad esempio che fine hanno fatto Pisa, Perugia, Ancona, Sambenedettese, Messina, Avellino, Treviso etc etc?).
L’ipocrisia di tutto ciò sta nel millantare un calcio migliore, che sia in grado di riportare le famiglie allo stadio dove bimbi felici possono esultare per i loro beniamini e donne ed anziani sedersi al proprio posto senza temere che i violenti turbino i loro 90 minuti da famiglia della Mulino Bianco. Tutto molto bello, tutto molto falso. Cominciamo con il dire, dati alla mano, che di violenza all’interno ed all’esterno degli impianti sportivi almeno fino a 10-15 anni fa ce n’era minimo il doppio eppure gli stadi erano quasi sempre pieni e ribollenti di passione e folklore. Per non parlare poi degli anni ’80, vero culmine per le presenze di pubblico negli stadi italiani. La triste verità è che oggi giorno un nucleo familiare non si reca allo stadio innanzi tutto per il costo elevato di un settore “popolare” che in media costa circa 20€ (moltiplicato per 4 persone fa 80€, cifra proibitiva con gli stipendi da fame che ci ritroviamo in Italia), poi perchè deve fare una trafile sin troppo lunga e laboriosa (fila alle ricevitorie, biglietti nominali, impossibilità di acquistare il tagliando il giorno della partita, coda ai prefiltraggi, coda ai tornelli, perquisizione ai prefiltraggi, perquisizione ai tornelli, steward ineffabili di fronte ad una bottiglietta di minerale e poi a Genova entrano le cesoie…). Per non parlare di una famiglia che si volesse abbonare, c’è la tessera del tifoso, strumento non digerito dalla stragrande maggioranza dei tifosi italici che hanno capito l’inutilità di un bancomat inutile per risolvere problemi di intemperanze (quelle possono avvenire anche fuori lo stadio dove non c’è bisogno della tessera) ma che farà incassare tanti bei soldini a banche e circuiti di carte di credito. Fregandosene di diritti e privacy calpestati.
In tutto questo, oltre ad essere l’unico paese europeo ad avere un simile oggetto di schedatura preventivo inerente alla gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive noi siamo bravissimi a vietare (che è ovviamente molto più facile che educare). Vietiamo gli striscioni, i tamburi, le bandiere, i megafoni, i fumogeni (tutti oggetti pericolosissimi!), vietiamo le trasferte oppure limitiamo la vendita dei biglietti secondo la regione di appartenenza dei tifosi, conteavvenendo proprio alle parole del comunicato anti violenza divulgato in tutti gli stadi del territorio ogni domenica e tanto voluto dal Ministero dell’Interno che prega i tifosi di non “…effettuare cori espressione di violenza, di discriminazione razziale o territoriale…” cosa che invece viene fatta ogni domenica dallo stato che impedisce a liberi cittadini di raggiungere il settore di uno stadio (la libera circolazione sul territorio è sancita dalla nostra bella quanto inutilizzata Costituzione) perchè napoletani piutttosto che bolognesi, romani piuttosto che milanesi etc etc. E con queste credenziali un padre dovrebbe portare il proprio figlio allo stadio? Per quale ragione? Forse per fargli odiare per sempre questo sport? Altro che violenza da parte dei tifosi, qui la violenza e l’incompetenza sono di casa presso chi prende simili, scellerate, decisioni.
Siamo passati dalle lacrime della Melandri a Cardiff nel 2007 per la non assegnazione degli Europei 2012 al disappunto delle istituzioni governative e calcistiche per il secco no ricevuto anche alla candidatura per Euro 2016 (assegnato alla Francia). Chi aveva anche solamente avanzato queste candidature penso si debba ritenere fortunato ad aver visto fallire i propri velleitari tentativi. Del resto se non si sanno tenere sotto controllo partite di Serie C, D o Eccellenza ma soprattutto se si permette a 2-300 persone di fare il bello ed il cattivo tempo per un’intera giornata a Genova non riuscendo poi neanche a far disputare un incontro valido per le qualificazioni europee, come si pretende di poter organizzare una rassegna continentale? Magari si spera di vietare la trasferta agli Inglesi in occasione di un eventuale Inghilterra-Germania? Oppure potremmo far entrare solo i residenti di Coventry, Londra e Liverpool vietando l’accesso ai restanti cittadini britannici. Altrimenti si potrebbe imporre la tessera del tifoso a chiunque sia intenzionato a venire in Italia per seguire la propria nazionale. Già, peccato che su questi argomenti sia la Fifa che la Uefa si sono sempre espresse in maniera negativa sottolineando come anche per queste ragioni al nostro paese non viene assegnata l’organizzazione di un grande evento internazionale.
Passiamo al fattore campo, altro tasto dolente per il nostro calcio. Qualche giorno fa è uscita la nuova classifica del Ranking Fifa con l’Italia al 16esimo posto. Il presidente della FIGC Abete ha asserito che “Il sedicesimo posto nel ranking Fifa non e’ da Italia”. Infatti ha ragione, sono stati sin troppo clementi. Abete ha forse dimenticato la figura barbina con la quale abbiamo abbandonato il mondiale sudafricano, non riuscendo a vincere una partita in un girone probabilmente tra i più scarsi del torneo (tanto è vero che poi Paraguay e Slovacchia sono state entrembe eliminate al turno successivo).
Ma è una crisi che non riguarda solamente la nazionale maggiore. Prendiamo l’Under 21 ad esempio, a suo tempo si decise di far fuori, in maniera alquanto inspiegabile, la figura di Claudio Gentile per favorire l’ascesa di Casiraghi, probabilmente più per motivi “politici” che tecnici. Il risultato lo abbiamo visto, fuori dagli Europei e dalle Olimpiadi dopo tempo immemore grazie al cammino di una squadra che, inserita in un girone non sicuramente di ferro, ha prima faticato per accedere ai play-off e successivamente subito l’imbarazzante rimonta della Bielorussia. Morale della favola? Casiraghi mandato a casa e Ferrara al suo posto. Evidentmente a gente come Francesco Rocca, che da anni allena con successo le più disparate selezioni giovanili azzurre (ne è la dimostrazione l’ottimo mondiale disputato con l’Under 20 e conclusosi ai quarti di finale) certe “logge” sono precluse a prescindere, peccato. E’ uno che saprebbe come far rigare dritto i giovani.
Gia’ i giovani. Proprio ciò che manca e non viene valorizzato nel nostro calcio. Le squadre di club ormai investono sempre meno su di loro e così ci ritroviamo la formazione Campione d’Italia (e paradossalmente d’Europa) che non ha neanche un italiano in campo, compreso il tecnico. Continuiamo a perdere punti nei confronti degli altri campionati europei ed a prendere schiaffi nelle competizioni ufficiali tanto è vero che dal prossimo anno solamente 3 squadre potranno accedere alla Champions League perchè un posto sarà ceduto alla Germania. Avete presente la Germania? Quel paese dove si è investito sui giovani per anni tanto che oggi la nazionale di Low è una delle migliori del continente come dimostrato ai Mondiali scorsi. Ma la Germania è anche il paese dove gli stadi sono sempre pieni eppure non ci sono divieti, restrizioni, biglietti nominativi e tessere del tifoso. Sono loro che stanno avanti o noi che siamo indietro?
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma prima abbia l’umiltà e l’obiettività di riconoscere i propri errori, i propri limiti e la propria incompetenza.
Simone Meloni