Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

Archivio per 17 gennaio 2012

Tifoso espulso

Chissa se gli daranno il daspo…adesso pure gli arbitri si ci mettono…

Verona, usa il bagno dell’arbitro
Tifoso viene espulso dal palazzetto

Durante un incontro di promozione femminile. Il presidente della squadra: «E’ stato umiliato»

VERONA – «Espulso» dal palazzetto dello sport durante una partita di basket femminile per aver usato la toilette dello spogliatoio dell’arbitro. È il surreale episodio capitato ad uno spettatore – e qui è da capire che potere abbia il direttore di gara verso una persona del pubblico – durante un incontro del campionato di Promozione femminile tra le sambonifacesi dell’Azzurra e le vicentine dei Primultini Marano, a San Bonifacio (Verona). La palestra «Dal Cero» che ospitava la partita non ha il bagno per il pubblico. Così uno spettatore ha chiesto di poter usare i servizi nello spogliatoio dell’arbitro. Il direttore di gara, in una fase di sospensione del gioco, si è accorto della cosa e per tutta risposta ha minacciato di sospendere la partita se il tifoso non fosse uscito dalla palestra.

Quando l’uomo, per non creare problemi alle due squadre, ha deciso di uscire dall’impianto, anche il resto del pubblico, per solidarietà, se ne è andato. La notizia è stata rilanciata su Facebook, perché lo spettatore cacciato, Battista Dian, è noto per essere uno storico tifoso dell’Hellas Verona di calcio, idolo della curva Sud ai tempi dello scudetto gialloblù. «È stato umiliato – commenta il presidente dell’Azzurra, Renato Capitanio -, non meritava un trattamento così mortificante. Non era mai successo che uno spettatore venisse espulso». Il presidente provinciale del Comitato Arbitri di Verona, Davide Traspedini, invece precisa che «l’arbitro nel rapporto ha scritto che non c’erano più le condizioni per continuare la partita. Quindi evidentemente non si è trattato solo di una semplice richiesta di andare in bagno». La partita poi è ripresa regolarmente, ed è stata vinta dal Marano per 60-40. (Ansa)

@corriere.it


Milan vs Inter




se una volta tutta italia ed europa ammirava cio che il derby in fatto di coreografie offriva quest’anno nemmeno quelle sono riusciti a proporre di originale..inter roma 2007/2008…notate nulla???poca fantasia….


Movimento dei Forconi

Sicilia bloccata dal «Movimento dei Forconi»

Le cinque giornate di rivolta degli autotrasportatori contro il caro gasolio: «Devono essere trovate soluzioni a questa crisi»

CATANIA – Le avevano annunciate come le «Cinque giornate di Sicilia» i capipopolo di un appena nato «Movimento dei forconi», di gruppi spontanei e di una cordata chiamata «Forza d’urto», tutti alla testa di una vera e propria rivolta di autotrasportatori, agricoltori e pescatori, edili e disoccupati che stanno davvero paralizzando l’isola. Posti di blocco ovunque. Dagli accessi autostradali di Palermo e Catania al porto di Messina, dall’area del petrolchimico di Priolo al corteo che assedia Gela, fino alle manifestazioni che cingono Agrigento e Caltanissetta. Come Lentini, in provincia di Siracusa, dove un venditore ambulante di 32 anni ha accoltellato il «padroncino» di un camion, 25 giorni di prognosi per una ferita al volto.

STRAGE SFIORATA – E s’è rischiata la strage sui binari di Santa Flavia, a venti chilometri da Palermo, invasa da duecento pescatori di Porticello con mogli e figli. Tutti certi che il treno delle 11 proveniente da Messina avrebbe rallentato fermandosi davanti alla folla. Il macchinista è andato invece dritto per la sua meta che non prevedeva soste nella piccola stazione, forse diminuendo appena la velocità, mentre famiglie intere terrorizzate correvano per allontanarsi, riuscendo per miracolo a mettersi in salvo. Almeno questo dice il sindaco di Santa Flavia Antonio Napoli, furioso con le Ferrovie e non solo: «Avevo comunicato al prefetto e alle forze dell’ordine che ci sarebbe stata questa mattina la protesta dei pescatori sulla linea ferroviaria. Nonostante questo si è sfiorata la tragedia. Siamo esterrefatti da quello che è successo. Queste persone sono disperate perché, a causa di regolamenti comunitari, non riescono più a pescare. Il costo del gasolio poi è passato da 30 a 80 centesimi al litro in tre anni».

IL NUOVO VESPRO – In ogni angolo dell’isola echeggiano slogan durissimi. Perché, come succede sulla Palermo Sciacca all’altezza di San Cipirrello, sulla rotonda d’ingresso per Palermo o al casello di Catania-San Gregoprio, chiedono tutti meno tasse e più lavoro scrivendo frasi pesanti: «A morte questa classe politica, come si è fatto con i francesi, con il Vespro. A raccolta tutti i siciliani per liberare la Sicilia dalla schiavitù di questa classe politica». Appello sfociato nella richiesta di dimissioni del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, come invoca Martino Morsello del Movimento dei Forconi: «Ha tradito i siciliani, li ha raggirati nelle precedenti elezioni avendo promesso loro la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi e l’applicazione dello statuto siciliano…».

CORSA AI DISTRIBUTORI – È una mobilitazione che conquista soggetti nuovi alla battaglia politica, come succede a Rossella Accardo, tristemente famosa per la scomparsa nel 2008, forse per mano mafiosa, del figlio Stefano Martorana e dell’ex marito, da ieri in trincea alle porte di Palermo come portavoce del Movimento dei forconi mentre si sbraccia davanti ai blocchi: «È una rivoluzione pacifica e non vogliamo danneggiare i siciliani, ma fare capire a tutti che devono essere trovate soluzioni a questa crisi. Staremo qui notte e giorno fino a venerdì». Il movimento chiede soprattutto l’abbassamento delle accise sui carburanti «che pesano troppo sul trasporto delle merci penalizzando fortemente le nostre produzioni». Una lotta dura programmata per le «cinque giornate» cominciate lunedì 16. Forse sottovalutato al momento degli annunci, l’effetto di questo brusco esordio ha creato panico nei consumatori con una corsa al pieno di carburante, mentre i commercianti temono di non potere ricevere i rifornimenti necessari dai mercati.

Felice Cavallaro @corriere.it


Verità per Stefano Cucchi

Stefano Cucchi, l’ira della famiglia:
«Il giudice non ascolta i nostri consulenti»

Il pm Vincenzo Barba si è opposto all’audizione in quanto non ancora completato l’esame dei testimoni
ROMA – «La famiglia Cucchi ha sopportato e sta sopportando un onere e un impegno economico al di sopra delle loro possibilità: credo che quanto sta accadendo possa essere difficilmente compreso e accettato». E’ lo sfogo del difensore di parte civile, Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, tra i corridoi di piazzale Clodio dove oggi l’udienza è durata poco meno di mezz’ora. A scatenare le polemiche la mancata audizione dei consulenti della famiglia Cucchi sulla morte di Stefano, il 31enne fermato il 15 ottobre 2009 per droga e per la cui morte una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertinì di Roma sono sotto processo, davanti alla III assise, dodici persone (sei medici, tre infermieri e nonchè tre agenti penitenziari).

Il pm Vincenzo Barba è opposto all’audizione dei consulenti della parte civile in quanto non ancora completato l’esame dei testimoni inseriti nella lista della pubblica accusa (manca l’audizione del tossicologo Iacoppini e del direttore dell’Ufficio detenuti e trattamento del Prap, Claudio Marchiandi, già condannato a due anni dopo il rito abbreviato per la stessa vicenda). Unici due testimoni sentiti: il giornalista Pietro Suber (sul contenuto di alcuni servizi televisivi fatti all’epoca) e un agente della polizia che accompagnò alle celle del tribunale romano un detenuto gambiano, ritenuto testimone oculare della vicenda.

La famiglia: dallo Stato nessuna sensibilità. «Oggi doveva essere il nostro giorno, o meglio il giorno dei nostri cosulenti. I professori Fineschi, Guglielmi, Pomara, Serviddio, Vendemiale sono venuti da lontano per esporre le loro tesi scientifiche. Il pm Barba non ha voluto che parlassero oggi. Possibile che non ci sia un minimo di sensibilità dello Stato nei nostri confronti?» ha detto Giovanni Cucchi, padre di Stefano.
«È inaccettabile quanto successo – ha detto il difensore di parte civile, Fabio Anselmo – Era già noto da dicembre che noi avremmo portato oggi i nostri consulenti. Il pm non ha citato i testi che residuavano della sua lista venendo a dire di aver avuto poco tempo a disposizione per farlo, e ha addirittura negato il consenso a che potessero essere sentiti i nostri medici sollevando i difensori degli imputati dal farlo»

@ilmessaggero