Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

Archivio per 16 Maggio 2012

Juventus vs Napoli

Napoli, per la finale del 20 maggio

Coppa Italia, botte per i biglietti

Vendita libera dei ticket. Rissa a Pianura davanti alle ricevitorie di Lottomatica, feriti due carabinieri

NAPOLI – Non è bastato cambiare la location per risolvere il problema. Ieri, in occasione della «fase tre» dell’accesso ai tagliandi per la finale di Coppa Italia del 20 maggio tra Juve e Napoli (si poteva acquistare il ticket anche se non in possesso della tessera del tifoso), invece di azzuffarsi davanti ai consueti varchi del San Paolo, ci si è accapigliati a ridosso delle ricevitorie abilitate dalla Lottomatica. Risultato identico: cariche delle forze dell’ordine, ressa, feriti, scaramucce, tafferugli. E tanti biglietti nelle mani dei bagarini. Come in occasione di Liverpool- Napoli, di Bayern-Napoli, di Chelsea-Napoli. Insomma, come sempre. Le premesse del resto erano chiare. Bastava dare uno sguardo all’elenco delle famigerate “ricevitorie abilitate”: appena quattro in città (in via Duomo, nelle adiacenze di via Medina, a Pianura e a via Ghisleri), una a Pompei, una a Caivano, una a San Giuseppe Vesuviano. Tutto qui.

BATTAGLIA ANNUNCIATA – Troppo facile immaginare cosa sarebbe successo. Ed anche dove. A Pianura, in via Russolillo. E’ lì che si sono trovati tutti insieme appassionatamente una buona fetta di gruppi organizzati, i galoppini dei bagarini, una manciata di poveri cristi e un mezzo esercito formato da 4 volanti e 2 furgoni della Polizia, 3 autoblindo dei Carabinieri ed almeno 60 agenti in tenuta antisommossa. Insomma, tutto pronto per una battaglia annunciata. La giornata campale per molti era cominciata prestissimo. Alle 7 c’era già una decina di tifosi in attesa. Alle 13 i vigili urbani hanno chiuso al traffico l’arteria, ma mezzora dopo i nastri venivano sradicati via da un fiume di scooter che si dava al parcheggio selvaggio. Alle 14 arrivava il grosso delle forze dell’ordine, mentre una fila scomposta cominciava a ondeggiare e urlare. Nel mezzo, decine di mani a stringere pacchi di fotocopie di documenti d’identità. Non sarebbe regolare, ma si è trovato un compromesso: 4, massimo 5 tagliandi per ogni rappresentante, non di più. Alle 15,45 l’annuncio: la vendita non scatta alle 16, ma un pelo più tardi. Pochi minuti e scoppia una rissa tra ultrà che si risolve fortunatamente solo con pesanti minacce e parole grosse. Il via alla vendita alle 16,20. In mezzo al caos. La rampa di accesso alla rivendita complicava le cose: in tanti sono scivolati giù più volte.

CARICHE E INGIURIE – Poi la fila ha cominciato a spingere, e ci sono volute tre cariche di alleggerimento per riportare la calma. Cariche nel corso delle quali ad avere la peggio sono stati due carabinieri: uno colpito al volto da una bottigliata; un altro uscito con una caviglia a pezzi dall’epicentro della calca. Nel frattempo, ai margini della massa umana, prendeva corpo l’aggressione nei confronti di un fotoreporter: ingiurie, calci e spintoni. Fino a costringerlo ad andar via. La situazione è diventata un po’ più tranquilla solo dopo le 18,30. Poco dopo le 20, invece, arrivava la voce del sold-out. Anche se sembra che una scorta di Tribuna Tevere sia ancora a disposizione. Inutile dire che la vendita telefonica è stata una tragedia, e che anche stavolta il profilo della LisTicket su Facebook è stato ingolfato di improperi. Il tutto mentre lì, a Pianura, navigati bagarini se la ridevano, al riparo dalla battaglia, godendosi il sole primaverile. Certi del fatto loro. E pensare che l’intenzione di ministero e Lega era quello di limitare rigorosamente la vendita a chi in possesso della tessera del tifoso.


No Al Calcio Moderno

Patron del Cardiff City vuole cambiare colore della maglia per soldi. No dei tifosi

I supporters della più importante squadra gallese sono riusciti a stoppare sul nascere il progetto del proprietario malese del club: modificare il simbolo della società e passare dal glorioso blu della divisa al rosso per sfondare nel mercato cinese

Sarebbe stata una rivoluzione storica, destinata ‘sconvolgere’ per sempre la storia del calcio: cambiare il colore della maglia, da blu a rosso, sacrificando la tradizione sull’altare del mercato. Per fortuna non è andata in porto e, sotto la pressione dei tifosi in rivolta, la pazza idea è stata ritirata. Anche se non smentita, anzi. Succede a Cardiff, capitale del Galles, dove lo storico club del Cardiff City – 103 anni di onorata storia, tra cui una vittoria in FA Cup, una finale di League Cup e una semifinale di Coppa delle Coppe con indosso sempre e solo la mitica casacca blu – ha rischiato di dovere giocare dall’anno prossimo con la maglia rossa. La balzana idea è venuta al proprietario malese Tan Sri Vincent Tan Chee Yioun, che dal 2010 è diventato azionista di maggioranza della società.

Tan Vincent, facoltoso businessman malese che secondo la rivista Forbes possiede un patrimonio stimabile in oltre 1,3 miliardi di dollari, è uomo ambizioso, intenzionato a portare il Cardiff City, attualmente in seconda serie, a diventare parte stabile dell’élite della Premier League. Il primo passo per fare del club una società di prima grandezza avrebbe dovuto essere quello di uscire dai confini cittadini. Altro che la piccola Cardiff, la società doveva essere appetibile in Malesia e nei mercati del sud est asiatico. Come fare? Cambiando lo storico colore della maglia ovviamente e, già che c’era, anche il simbolo della squadra.

Il blu da quelle parti non tira, molto meglio il rosso che, nella tradizione cinese ancora molto forte in Malesia, significa fortuna e integrità. Mentre il blu è il colore dei funerali e della morte. Inoltre, uno studio di un gruppo di psicologi dello sport dell’Università di Munster nel 2008 sosteneva che nello sport le squadre vestite di rosso avevano maggior probabilità di vittoria perché indossano un colore che intimorisce gli avversari. Poi, va bene che il simbolo della squadra è un uccello, blu ovviamente, da cui il centenario soprannome del club come Bluebirds, ma volete mettere un bel drago, icona imperiale di forza e di potenza e, incidentalmente, anche simbolo del Galles? Due piccioni con una fava.

Dai Bluebirds ai Red Dragons quindi, perché in questo modo, recita un comunicato stampa sul sito ufficiale del club “il nuovo simbolo e il nuovo colore servivano a cementificare una simbolica fusione tra la cultura gallese e quella asiatica attraverso l’uso del colore rosso e dell’icona del drago”. Non solo un’operazione di sincretismo culturale però, perché l’operazione sarebbe stata vantaggiosa anche da un punto di vista economico. “La fonte di una possibile rinascita economica del club, attraverso la promozione e la commercializzazione della società e del suo nuovo marchio, che avrebbe attirato nuovi investimenti internazionali – continua il comunicato del club – permettendo di avere a disposizione maggiori fondi da investire e offrendo quindi maggiori possibilità di raggiungere il successo”.

Peccato che l’idea non sia piaciuta per nulla ai tifosi, che hanno minacciato di disertare in massa lo stadio e di smettere di sostenere il club. D’altronde in Inghilterra molti tifosi del Manchester United hanno smesso di seguire la squadra da quando è passata in mani americane, fondando un nuovo club: il Football Club United of Manchester, che milita nelle serie minori e il cui stadio è sempre pieno. Hanno cominciato a disertare anche quelli del Newcastle, quando il nome del loro stadio daSt. James’ Park è diventato Sports Direct Arena dal nome dello sponsor.

Figuriamoci un cambio del colore della maglia e del simbolo. E’ vero, il calcio moderno si gioca sui tavoli del mercato mondiale, ma arrivarci radendo al suolo la base locale dev’essere sembrato eccessivo anche per l’ambiziosa proprietà del Cardiff City, che così ha concluso il comunicato: “Questa proposta non era intesa a mutare la tradizione e la storia del club, che riconosciamo essere la sua linfa vitale. Perciò, alla luce del parere contrario dei tifosi, espressi direttamente alla società o attraverso i media, non procederemo ulteriormente con la proposta di cambiare il colore e il simbolo della squadra. Il Cardiff City ha una storia importante, che siamo onorati di celebrare a livello locale, nazionale e globale”.

 Luca Pisapia @ilfattoquotidiano.it


Sulla strada per… Giro D’Italia


Rangers Empoli Al Giro d’Italia


No all’art. 9

Cristiano Sandri: “Riformiano Tessera del Tifoso e art. 9”

Il nostro Presidente Cristiano Sandri ha partecipato alla Settimana della Cultura Sportiva organizzata dall’Università di Roma Tor Vergata, prendendo parte al convegno sulla Tessera del Tifoso, dal titolo FIDELITY CARD, UN NUOVO MODO DI VIVERE IL CALCIO E LE CITTA’ OSPITANTI.

Al tavolo dei relatori, insieme anche a Roberto Massucci (Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive), Andrea Abodi(Presidente Lega Serie B) e Mario Macalli(Presidente Lega Pro), sono state avanzate proposte per integrare e migliorare lo strumento indispensabile all’accesso in trasferta e all’abbonamento negli stadi.

Queste i punti salienti dell’intervento della Fondazione Gabriele Sandri:

  • modifica parlamentare dell’art. 9 della Legge 41/2007 che, di fatto, nega ogni tipo di riabilitazione per soggetti condannati per cosiddetti reati da stadio, anche con pena scontata;
  • in assenza di un percorso parlamentare, rendere la Tessera del Tifoso uno strumento facoltativo e non vincolante per l’accesso negli stadi;
  • attraverso un questionario da somministrare su un campione rappresentativo della popolazione degli stadi, consultazione della base e delle curve su aspettative, necessità e richieste di modifiche e integrazioni della Tessera del Tifoso per una Fidelity Card, strumento partecipato e condiviso di opportunità e servizi.

Fondazione Gabriele Sandri

@fondazionegabrielesandri