Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

Archivio per 17 ottobre 2011

Giustizia???Bla bla bla bla

Mentre si chiede il carcere a vita per i manifestanti fermati a roma in occasione della manifestazione di sabato scorso ecco che per chi dovrebbe garantire l’ordine pubblico ed invece si macchia di crimini come violenze gratuite si cerca in tutti i modi di far cadere le condanne…la legge è uguale per tutti???

Scuola Diaz a Genova: rischio prescrizione per 25 condanne

GENOVA – Le 25 condanne degli alti funzionari della polizia per le violenze alla scuola Diaz durante il G8 del 2001 rischiano di cadere in prescrizione. La Cassazione non ha ancora ricevuto 15 talloncini dagli uffici di Roma. Il giudice Mario Torti dunque non ha modo di esprimere il proprio giudizio prime che decorrano i termini di prescrizione per i processi.
Mario Torti, presidente della Corte d’Appello di Genova, ha detto: ”Mancano ancora 15 ricevute di notifiche, quindici talloncini, per capirci, da allegare al fascicolo da mandare in Cassazione. Gli uffici hanno fatto tutte le notifiche ma manca la ricevuta di ritorno, che riteniamo sia ferma a Roma, presso gli stessi uffici giudiziari”.
E cosi’, a un anno e mezzo dalla condanna in appello per 27 alti funzionari di polizia, gli atti del processo sono ancora fermi nella cancelleria del palazzo di giustizia di Genova invece di essere stati trasmessi alla Corte di Cassazione. Il magistrato allontana pero’ lo spettro che i ritardi siano voluti: ”A chiedermi informazioni sulla trasmissione degli atti a Roma – afferma il presidente della Corte d’Appello di Genova – sono stati anche alcuni avvocati difensori degli imputati, segno che anche per loro c’e’ interesse ad andare in Cassazione in tempi rapidi”.

blitzquotidiano.it


Dagli stadi Alla tv…

CONTROINFORMAZIONE: Dagli stadi alla tv!!!

La gazzetta dello sport ha pubblicato oggi (9 ottobre)  un lungo ed esaustivo articolo riguardante il drastico calo di spettatori negli stadi. La testata ha individuato nella paytv la vera e forse unica colpevole di questo spopolamento.
Pochissime righe dell’articolo spiegano che gli stadi italiani sono ormai vetusti ed obsoleti, e poche altre righe spiegano che una frangia del tifo organizzato rifiuta la tessera del tifoso e pertanto non ha sottoscritto l’abbonamento. Noi che abbiamo fatto della controinformazione un’arma di battaglia, vogliamo invece riprendere l’articolo della gazzetta ed andare oltre la facciata, infatti il giornale non si pone il problema del PERCHE’ la gente preferisca restare a casa a guardare una partita in tv, piuttosto che godere di uno spettacolo dal vivo.

Innanzitutto prendiamo il dato degli abbonamenti che la gazzetta riporta in questo schema

Sono stati presi in esame gli ultimi 5 anni. Nel 2007 erano state sottoscritte 335.535 tessere, salite a 354.659 nel 2008. Quest’anno gli abbonamenti sottoscritti sono 282.233.
Cosa è cambiato dal 2009 al 2010, anno del drastico calo? Gli stadi son gli stessi (vetusti e obsoleti) così come le offerte televisive (sky e premium) quindi le giustificazioni date dalla gazzetta non hanno molto senso. Toh!!! Forse l’abbiamo noi la spiegazione. Dal 2010 l’abbonamento è obbligatoriamente legato alla tessera del tifoso. Sarà forse una delle cause principali?
Quello che non viene però considerato nell’articolo della gazzetta è che il calo negli stadi non viene testimoniato solo dalla diminuzione degli abbonamenti, ma soprattutto dal calo degli spettatori globali. Visto che la gazzetta non ha preso in esame questo aspetto facciamo noi un grafico, prendendo i dati dal sito stadiapostcards.

Il calo degli spettatori avuti dopo l’introduzione della tessera è evidente, soprattutto in serie A si è arrivati a sfiorare il milione. Se la diminuzione degli abbonamenti è spiegabile con il rifiuto di tantissimi tifosi (ultras e non) a sottostare ad un obbligo anticostituzionale, lo stesso non vale per il dato sugli spettatori. La maggior parte dei gruppi ultra ha deciso di non abbonarsi, ma possiamo star certi che questi tifosi non saltano una domenica allo stadio, e quindi se ne deduce facilmente che chi non va più allo stadio, è il “tifoso normale”. Maroni, nel suo delirio di presentazione della tessera del tifoso aveva spiegato come uno dei principali obiettivi fosse quello di riportare le famiglie allo stadio. Nonostante il suo sciorinare dati inventati però, la realtà è che le famiglie allo stadio non ci mettono piede.
Proviamo quindi a trovare qualche motivo reale per cui la gente non va più allo stadio

CURVE GRIGIE Fino a pochi anni fa le curve erano sinonimo di colore e spettacolo. Coreografie, striscioni, tamburi e canti infiammavano l’intera partita e lo spettacolo che spesso offrivano le varie curve portavano i ragazzini, i giovani a voler tornare la domenica successiva per essere parte di quel follore chiamato tifo. Oggi tutto questo non c’è più. Le curve sono tristi, grigie e l’unica cosa che ancora le sostiene è la voce di chi non ha bisogno di una carta di credito per definirsi tifoso.

TIFOSERIE A CONTATTO La tessera del tifoso è stata spacciata come strumento atto a combattere la violenza negli stadi. Prima dell’avvento della tdt le tifoserie erano in settori ben separati, questo oggi non succede più. E allora ci chiediamo. Quale genitore sarebbe così folle da portare un figlio allo stadio con il rischio di trovarsi in mezzo ai “casini” delle tifoserie che si trovano l’una affianco all’altro?

PERQUISIZIONI E TORNELLI Entrare in uno stadio oggi è diventato forse più complicato che fare visita al Papa. Prefiltraggio, tornelli, perquisizioni, divieto di portare ombrelli o bottiglie di acqua. Chi se non un vero tifoso che fa del tifo vero una ragione di vita potrebbe sopportare tutto questo? Un semplice appassionato può sopportare di essere trattato come il peggiore dei delinquenti una, due volte, poi basta, poi preferirà sicuramente la tv.

CACCIA AL BIGLIETTO Per chi va in trasferta è una caccia al tesoro sia che si voglia comprare un biglietto del settore ospiti, sia che si voglia comprare un biglietto di qualsiasi altro settore. Fare il biglietto ai botteghini dello stadio spesso vuol dire rischiare di perdersi buona parte del primo tempo. Nome, cognome, codice fiscale, residenza tutti dati da inserire e che portano ad un rallentamento, ammesso e concesso che il terminale non sia fuori uso, stessi problemi che si incontrano qualora si decidesse di fare il tagliando in qualche ricevitoria. I gestori preferiscono evitare di fare i biglietti, il guadagno è minimo e la perdita di tempo è tanta e allora fin troppo spesso si ha il terminale scollegato.

CAROBIGLIETTI E’ un momento in cui il paese versa in una grave crisi economica. Gli stadi sono vetusti, obsoleti, non offrono servizi di alcun genere, eppure i biglietti continuano a rincarare. Per un’intera famiglia andare a vedere una partita vuol dire spendere anche 100 euro andando nei settori meno cari. Come si può pensare che le famiglie, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, possano buttare 100 euro per sedersi al freddo, essere perquisiti ed essere costretti ad acquistare un bicchiere d’acqua a 2 euro, se il figlio ha sete.

In conclusione, sicuramente la gazzetta dello sport ha ragione, oggi la gente preferisce la paytv agli stadi, ma cominciassero a chiedersi il motivo per cui la gente le preferisce e soprattutto cominciassero a dire le cose come stanno, soprattutto quando il ministro Maroni sciorina numeri sognati di notte.

LIBERIDITIFARE


Targa Badia Al Pino

La lettera di Giorgio Sandri: “Ministro Maroni, autorizzi l’apposizione della targa per Gabriele”

Questa è la lettera che leggiamo nell’edizione odierna de Il Tempo inviata da Giorgio Sandri, papà di Gabbo, al Ministro Maroni affinchè autorizzi l’apposizione della targa a quattro anni dall’uccisione di Gabriele.

On.le Ministro Maroni, tra un mese saranno trascorsi quattro anni da quando la folle mano di un individuo pensò di contravvenire a qualsiasi regola d’ingaggio della Polizia di Stato uccidendo mio figlio, ragazzo di 26 anni a bordo di un auto sull’Autostrada del Sole, nell’area di servizio Badia Al Pino Est, in provincia di Arezzo. Non si trattò di un incidente automobilistico e nemmeno di una sventurata fatalità. Per questo, da quell’11 Novembre 2007, un moto popolare libero si è stretto intorno alla mia vicenda, sostenendomi in una causa che accomuna coscienze civili senza distinzioni di città, credo politico e ceto sociale. Per questo è nata anche la Fondazione Gabriele Sandri, che mi onoro di rappresentare promuovendo azioni finalizzate alla diffusione di una nuova cultura della convivenza. Lo scorso anno, a ridosso del terzo anniversario, con la costituzione del Comitato Mai Più 11 Novembre è stata promossa una raccolta popolare di firme per favorire l’apposizione di una targa sul luogo del delitto, con scritto semplicemente «In ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano». Da allora, nonostante innumerevoli tentativi, l’apposizione della targa non è stata definitivamente autorizzata, malgrado le rassicurazioni ricevute a più riprese per le vie brevi da Autostrade per l’Italia S.p.a. e Comune di Civitella in Val di Chiana. La questione è arrivata in Parlamento, con interventi bipartisan di deputati che hanno rimbalzato l’iniziativa per scioglierne il nodo. «Lapidi o ricordi permanenti in luoghi pubblici non possono essere dedicati a persone se non decedute da almeno 10 anni, salvo facoltà di deroga concessa dal Ministro dell’Interno in casi eccezionali», ha risposto ad un’interrogazione in aula il 24 Marzo 2011 il Sottosegretario delle Infrastrutture e dei Trasporti On. Bartolomeo Giachino. Per questo sono a scriverLe una lettera aperta, ad un mese esatto dall’11 Novembre. Per invitarLa pubblicamente ad autorizzare in deroga l’apposizione di questa targa. Per far si che a Badia Al Pino Est l’ormai prossimo 11 Novembre 2011 possa diventare il giorno della pacificazione col nostro futuro della memoria, in ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano. Certo di un Suo gradito riscontro, cordialmente Giorgio Sandri.
FONTE www.lalaziosiamonoi.it

Parma Lazio 21 Novembre 2010

Boys Parma 1977