Perche la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno…

Archivio per 21 ottobre 2011

Stavano scherzando

L’ultima beffa di Tremonti
Cancellati i tagli alla casta

Scandalo: il taglio degli stipendi si applica a tutti i dirigenti pubblici tranne che a ministri e sottosegretari. Ci prendono in giro.

L’ultima beffa di Tremonti: il taglio degli stipendi si applica a tutti i dirigenti pubblici tranne che a ministri e sottosegretari. E restituisce ai”poveri” esponenti della Casta quanto finora hanno sacrificato della loro generosa busta paga. Ecco cosa è successo: i ministri si restituiscono il contributo di solidarietà. Con un colpo di mano che, almeno fino a ieri, si era riusciti a far passare sotto silenzio, la Casta fa rientrare dalla finestra quanto era uscito dalla porta. All’impresa ci ha pensato una nota che chiarisce: il taglio del 5 per cento per i redditi sopra i 90mila euro e quello del 10 per cento per quelli sopra i 150mila euro vale sì per tutti i dirigenti della pubblica amministrazione, ma non vale per coloro i quali hanno un incarico politico e non sono titolari di un lavoro dipendente, cioè – come ha notato ieri il quotidiano economico ItaliaOggi – sottosegretari e ministri. Ai quali, pertanto, verrà prontamente restituito quanto tolto in precedenza nello stipendio di novembre.

A svelare il “trucco” è stato il testo di un messaggio, datato 11 ottobre 2010, diffuso dalla direzione centrale dei sistemi informativi e dell’informazione del Ministero dell’Economia. Il documento mirava proprio a fare chiarezza sui calcoli della prevista decurtazione delle buste paga di ministri e sottosegretari. Le norme contenute nella manovra correttiva del 2010 (articolo 9, comma 2) avevano stabilito, infatti, che dal primo gennaio del 2011 al 31 dicembre del 2013 i trattamenti economici dei dipendenti (compresi i dirigenti delle amministrazioni pubbliche) sarebbero stati ridotti del 5 per cento per la parte superiore ai 90 mila euro lordi annui, e del 10 per cento per il quantitativo eccedente i 150 mila euro lordi.

Nel messaggio partito poco più di una settimana fa dalle stanze del ministero di Via XX Settembre si precisa fra le altre cose che, sulla scorta delle indicazioni fornite dall’Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l’analisi dei costi del lavoro pubblico (Igop) e dalla Ragioneria dello Stato, dall’applicazione della norma devono essere esclusi ministri e sottosegretari. Perché questa esclusione? Perché, spiegano i tecnici del Tesoro, «tale personale ricopre una carica politica e non è titolare di un rapporto di lavoro dipendente». Ecco pertanto che, a queste persone, sarà riconosciuto il rimborso di quanto finora trattenuto. E così a partire dal mese di novembre le buste paghe saranno più pingui.

Attenzione però a non dimenticare che la maggior parte dei membri dell’attuale governo sono anche parlamentari eletti nella XVI legislatura e, come tali, percepiscono “solo” lo stipendio da onorevoli, maggiorato di 2mila e duecento euro se si tratta di sottosegretari, e di 2mila e settecento euro se si tratta di ministri. Per loro resta valida comunque la riduzione del 20 per cento sul reddito che ecceda i 90mila e di un altro 20 per cento sul reddito che superi i 150mila euro. Insomma, a conti fatti, gli unici che a novembre troveranno il rimborso in busta paga sono il ministro alla Salute Ferruccio Fazio e i tre sottosegretari Daniela Santanché, Bartolomeo Giachino e Nello Musumeci. I quattro ontinueranno a guadagnare 9mila euro netti come indennità mensile, cioè quanto guadagna un parlamentare che non abbia altri redditi.

libero-news.it


Juventus Stadium

INDAGINE PARTITA DA VENEZIA SU UN’IMPRESA FORNITRICE

Inchiesta sullo Juventus Stadium:
«Acciaio fuori norma, struttura a rischio»

Perquisizioni e tre indagati dalla Procura di Torino. Ma l’agibilità intanto è confermata: si gioca Juve-Genoa
La beffa sarebbe atroce, sia per la società sia per i tifosi. Il nuovo, bellissimo stadio della Juventus è a rischio chiusura. Il motivo: ci sarebbe il pericolo, teorico ma pur sempre grave, di crollo. Motivo: una delle imprese che hanno partecipato ai lavori di costruzione avrebbe utilizzato acciaio che non risponderebbe ai requisiti richiesti. E potrebbe quindi compromettere la tenuta della struttura, con gravissimi rischi per l’incolumità degli spettatori. E’ quanto emerge da un’inchiesta della Procura di Torino che formula, appunto, l’ipotesi di reato di crollo colposo. Per il momento, dopo un vertice in Prefettura, è confermata l’agibilità. Ma le ipotesi di reato avanzate fanno comunque temere brutte sorprese.

 L’ACCUSA – L’inchiesta, sfociata oggi in alcune perquisizioni, ha per il momento tre indagati. Si tratta di tecnici che si sono occupati a vario titolo della costruzione dello stadio: Giovanni Quirico, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Torino, e gli ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta. Il primo è chiamato in causa come collaudatore, i secondi come direttori dei lavori. Quirico ha fatto sapere attraverso i legali di essere «profondamente amareggiato per la perquisizione domiciliare subita»: che «chiederà di essere immediatamente interrogato dalla magistratura inquirente, nella quale conserva piena fiducia». Il procedimento riguarda la fornitura di acciaio non conforme alle norme. La polizia giudiziaria si è recata presso la sede della Juventus, che risulta parte lesa, per acquisire documenti e materiale tecnico sulla realizzazione dell’impianto. Al centro dell’indagine ci sarebbe un’azienda che produce acciaio e materiali per infrastrutture. L’inchiesta su questa società è partita tempo fa da Venezia.

FASSINO – «Chiunque conosca l’ingegner Quirico non può avere dubbi sulla sua onestà e lealtà e sono fiducioso che l’accertamento dei fatti dimostrerà la sua assoluta correttezza anche in questa vicenda» sostiene il sindaco di Torino, Piero Fassino . «L’ingegner Quirico – aggiunge – da molti anni è un dirigente apprezzato e stimato. Ha nella sua responsabilità diretto la realizzazione di molte opere pubbliche importanti in città, dimostrando competenza professionalità, rigore e trasparenza».

L’ARCHITETTO – «Le tre persone indagate nell’ipotesi di reato sullo stadio della Juventus sono serissime» dice Gino Zavanella, architetto dello Juventus Stadium. «Per quanto mi riguarda – dice Zavanella a Manà Sport 24 – ho solo realizzato il progetto dello stadio, i lavori sono stati seguiti da altri. Mi ha sorpreso scoprire i nomi dei tre indagati, sono persone per bene e professionisti di altissimo profilo. Non mi va, però, di aggiungere altre cose sulla vicenda. Almeno per il momento».
IL COMUNE – Non ci sono problemi, nell’immediato, di chiusure dell’impianto: Juve-Genoa e Juve-Fiorentina, in programma il 22 e il 25 ottobre, si giocheranno regolarmente. La prosecuzione dell’attività nel nuovo stadio della Juventus è stata ufficializzata dal Comune di Torino in una nota: «Le partite programmate allo stadio avranno regolare svolgimento. A scopo cautelativo il Comune manterrà in ogni caso un’attività di monitoraggio fino al termine dell’inchiesta della magistratura». Il Comune ha inoltre reso noto che il sindaco Piero Fassino «è stato informato formalmente questa mattina dell’avvio da parte della Procura della Repubblica di Torino di un’inchiesta relativa alla qualità statica dello stadio della Juventus».

LA SOCIETA’ – La società bianconera – ha reso noto il Comune – ha dichiarato «di essere assolutamente certa della solidità statica dell’impianto sportivo, e a richiesta del Comune di Torino, ha fornito documentazione certificata sulla sicurezza strutturale dello stadio e sulla realizzazione degli interventi integrativi prescritti in sede di collaudo». La Juventus, sul suo sito, «ribadisce la propria certezza sull’assoluta sicurezza strutturale dello stadio, ne ha fornito documentazione, ed è fiduciosa che tale circostanza emergerà anche dall’inchiesta della magistratura. Nel confermare il regolare svolgimento delle partite programmate, Juventus Football Club ringrazia il Prefetto e il Sindaco per l’efficace e tempestiva collaborazione odierna»

corriere.it


Giuseppe Uva

Caso Uva, Manconi choc “Uva violentato in caserma”

Quale sarà la terribile verità di cui parla l’avvocato Fabio Anselmo, riferendosi all’esito degli esami medici sul cadavere di Giuseppe Uva? Il legale di parte civile ha lanciato l’interrogativo all’indomani del deposito della cosiddetta superperizia disposta dal giudice Orazio Muscato, nella quale in buona sostanza si chiede un supplemento di indagine, con la riesumazione della salma al fine di determinare le cause della morte.

Che non sarebbe dovuta ai farmaci che gli sono stati somministrati in ospedale, come sostiene la procura di Varese, a meno di allergie che dovranno essere accertate. Un esito che, se fosse confermato, scagionerebbe l’unico imputato di questo procedimento, lo psichiatra che lo accolse in reparto per il trattamento sanitario obbligatorio, il dottor Carlo Fraticelli.

Dunque Anselmo, legale di Lucia Uva, sorella dell’artigiano morto il 14 giugno del 2008, lancia un interrogativo, dicendosi certo che i nuovi esami confermeranno le peggiori paure dei familiari. Ma non dice quali siano. Si sa che i familiari ritengono che in caserma in via Saffi il povero Giuseppe sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti ed abusi. Ora, Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia dal 2006 al 2008, raccoglie e rilancia: sul sito da lui diretto innocentievasioni.net è comparso un editoriale dal titolo eloquente: «Si può escludere che Giuseppe Uva abbia subito violenza sessuale?».

Non è una provocazione. «Il fatto nuovo più importante che emerge da questa relazione è l’analisi dei pantaloni che Uva indossava al momento del decesso – si legge nell’editoriale – Questo reperto era stato consegnato immediatamente dai familiari di Uva, perché subito era parso loro evidente come quelle macchie rossastre estese su tutto il cavallo e sul retro e in altre zone dei pantaloni andassero spiegate. Per tre anni e quattro mesi non è stato possibile analizzare questa prova. Adesso, finalmente, si ha la certezza che quelle macchie sono di sangue. Ma c’è di più: i periti, nella loro relazione, scrivono di altre tracce rilevate sui pantaloni, che dovranno essere campionate e analizzate. Si parla di “matrici biologiche” oltre al sangue: “sperma, urine, feci”». Non vuole dire che è stato trovato sperma: vuole dire che comunque i periti vogliono cercarlo.

Dalla procura nessun commento. Eppure lo stesso pm Agostino Abate lo scorso 20 settembre aveva detto in udienza di «dare per scontato che quelle macchie fossero di natura ematica». E l’infermiere che ripulì il cadavere, Giovanni Puddu, interrogato, ha affermato «di non avere notato macchie di sangue né altro nella zona posteriore». Insomma, il particolare non era sfuggito alla procura. Che pure aveva da subito ipotizzato maltrattamenti in caserma: senza trovare alcun riscontro oggettivo.
Franco Tonghini

La Provincia di Varese

Sul sito delle iene un servizio video…
Le Iene – CASCIARI: La morte di Giuseppe Uva – Video Mediaset